LO SAPEVI?

La definizione corretta dell’epilazione laser è “riduzione progressiva dei peli”, mentre è un errore chiamarla “rimozione PERMANENTE o DEFINITIVA”, poiché si farebbe una promozione del trattamento ingannevole, e quindi sanzionabile da parte delle autorità.
Dai primi anni ’90 negli Stati Uniti si utilizzano i laser per epilazione, approvati anche dalla Food and Drug Administration (FDA), ma non per l’epilazione definitiva.
Il Bollettino informativo sulla salute dei consumatori della FDA del 27 giugno 2007 afferma:
“La Food and Drug Administration (FDA) statunitense riconosce l’elettrologia come strumento di depilazione permanente. L’identificazione della FDA nel Titolo 21, CFR, Sez. 878.5350 per gli epilatori ad ago è: “un dispositivo destinato a rimuovere il pelo distruggendo la papilla dermica di un pelo”. Poiché nessun altro apparecchio per la depilazione ha l’identificazione univoca di “distruggere la papilla dermica di un pelo”, solo gli elettrologi possono rivendicare la depilazione permanente nella loro pubblicità”.
L’Agenzia governativa americana ha dato il via ad un’onda che si è propagata rapidamente in tutto il mondo, ed ormai è , o dovrebbe essere, di dominio pubblico l’informazione che con epilazione “permanente” o “definitiva” si deve definire la riduzione stabile e a lungo termine del numero di peli che ricrescono dopo un determinato numero di sessioni.
Per questo motivo, una vera Professionista ragguaglia i propri Clienti, tramite il consenso informato, circa aspettative e possibili alternative al trattamento laser, che resta comunque la tecnologia più diffusa e richiesta per la riduzione dei peli superflui.
Ma vediamo cosa utilizzano gli elettrologi.
Esistono ben tre metodiche epilatorie per rimuovere i peli in modo permanente e definitivo.
In estetica si usa da quasi centocinquanta anni l’ago elettrico, normato in Italia dalla scheda n.16 del D.M. 206/2015. Inizialmente si utilizzava la corrente galvanica, poi si è passati alla termolisi e successivamente alla tecnica blend, che unisce le altre due.
Il sistema di funzionamento di queste tecniche è decisamente diverso dal laser, trattandosi di una sonda (l’ago) che penetra nel follicolo con l’obiettivo di coagulare i tessuti circostanti (cellule germinative e bulge).
Questo consente di operare su qualsiasi tipologia di pelo, ottenendo ottimi risultati sui peli troppo chiari (biondi o bianchi) e rossi, indipendentemente dalla loro fase di crescita, che con il laser o la luce pulsata(IPL) non sarebbero trattabili.
L’elettrolisi galvanica
Nel lontano 1875 l’oculista Dottor Charles Michel inventò questo metodo per la delicata procedura di rimozione delle ciglia incarnite: collegò un ago dorato all’elettrodo negativo di una batteria, e lo inserì nel follicolo pilifero delle ciglia.
Prende il nome proprio dalla cella galvanica (quella che conosciamo come batteria) che alimentava questi primi dispositivi. Nonostante l’enfasi sul termine “elettro”, l’elettrolisi galvanica è un processo chimico.

È noto infatti che l’applicazione diretta di una corrente elettrica a bassa tensione ad una soluzione salina produce una reazione chiamata elettrolisi.
Nel nostro caso specifico, quando l’ago viene introdotto nel follicolo, la sua carica negativa provoca la scomposizione del sale e dell’acqua nei rispettivi elementi chimici, che vengono poi rapidamente riorganizzati per formare sostanze completamente diverse.
Le nuove sostanze prodotte durante l’elettrolisi galvanica sono l’idrossido di sodio e il perossido di idrogeno. L’idrossido di sodio (noto anche come lisciva) è caustico e agisce come un detergente: è un efficace agente distruttivo che, quando viene prodotto nel follicolo pilifero, distrugge le cellule germinative che danno origine ai peli.
La disgregazione chimica del follicolo continua anche dopo la rimozione del pelo; alcuni operatori rimuovono il pelo stesso molto prima della sonda. L’altro composto residuo prodotto dalla reazione della liscivia nel follicolo è il perossido di idrogeno che, a queste concentrazioni, mantiene il follicolo sterile e aiuta ad innescare il processo di guarigione.
Il dermatologo William Hardaway rimase colpito da questa tecnica e la sperimentò sui pazienti con problemi di ipertricosi. con un tale successo che decise di presentarla all’American Dermatological Association.
L’uso della tecnica si diffuse rapidamente negli ambienti medici. Nel 1889 un medico di Detroit riferì di aver trattato oltre 1.500 casi di peli superflui con l’elettrolisi.
Ben presto la depilazione sfuggì alle mani dei medici e venne praticata da barbieri, parrucchieri ed estetiste negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia, mentre in Francia poteva essere utilizzata solo dai medici.
L’elettrolisi, pur soddisfacendo l’esigenza di rimuovere i peli, che già all’epoca in cui fu inventata era molto sentita, non era scevra da problematiche.
Alcune di queste erano dovute ai limiti tecnici delle attrezzature utilizzate, altri erano inerenti al metodo: si manifestavano frequenti infezioni, il processo era molto lento, spesso doloroso, poteva produrre cicatrici evidenti se eseguito in modo affrettato o errato e/o creare problemi di pigmentazione nelle aree trattate.
La tolleranza del paziente, la variazione del tipo di pelle e di peli, l’affaticamento dell’operatore, l’acutezza della vista e il costo dei trattamenti sono stati tutti fattori che hanno inevitabilmente influenzato l’esito delle sedute. Il fatto che i pazienti abbiano dovuto sopportare tutti questi inconvenienti ci dà un’idea di quanto fossero disperati nel tentativo di eliminare i peli superflui.
Si rese necessario evolvere questa tecnologia, cosa che avvenne 50 anni dopo con la termolisi.
Lo vedremo nel prossimo articolo
Vedi anche “tecnica blend”